Contestualizzazione dell’ Auto Mutuo Aiuto sul territorio pordenonese.
Nella provincia di Pordenone si stima la presenza di 3500 casi di Morbo di Alzheimer (MDA).
L’Uva dell’ospedale S.Maria degli Angeli mediamente stima in 20 nuovi casi al mese il numero di nuovi pazienti che hanno accesso al progetto Cronos.
Alzheimer Europe indica in 1.55×1000 la presenza statistica di casi sul territorio italiano.
Le stime indicate dalla cooperativa Itaca di Pordenone, che dal 1995 si occupa di gestire un centro diurno dedicato a 10 malati, in forma iniziale, di Morbo di Alzheimer parlano di 5000 persone affette da demenza nella provincia di Pordenone, di cui circa il 70% presume la cooperativa affetta da Morbo di Alzheimer ed un 2% affetto da Morbo di Pick.
L’unità diagnostica dedicata al Morbo diAlzheimer ha dimostrato che dal 2005 all’ ottobre 2007 sono transitati per il centro, ed in parte hanno avuto accesso al Progetto Cronos 911 persone, dal 2003 al 2008 sono uscite dal Progetto Cronos, a causa del peggioramento della malattia 1659 persone.
La richiesta mensile di accesso al progetto è mediamente di 20 persone al mese.
Le ore settimanali di attività del neurologo dedicato in modo specifico a MDA e progetto Cronos sono 10.
Nella provincia di Pordenone esistono 2 nuclei protetti, all’interno della casa di riposo del Comune di Pordenone, e del Comune di Sacile con 40 posti letto.
I dati sopra esposti, ovvero la sottovalutazione del problema a livello politico, la conseguente mancanza di servizi radicati sul territorio, e la conseguente presa in carico familiare del paziente indicano come la famiglia sia l’unico vero vettore ed erogatore di servizi al malato di MDA e come nasca l’esigenza di affrontare l’endemica mancanza di servizi con metodi alternativi quale il supporto alle famiglie attraverso l’utilizzo di gruppi ama e facilitatori pari.
La malattia ovviamente non coinvolge solo i pazienti, ma tutto il contesto familiare.
In quest’ottica, e l’esperienza italiana lo dimostra nei fatti, l’auto mutuo aiuto si è rivelato spesso
una tecnica terapeutica destinata a tutta la famiglia, a basso costo, moltiplicatrice di se stessa, facilmente replicabile e di forte impatto sui destinatari finali, migliorando la qualità di vita dei familiari stessi.
La famiglia esce dallo stato di isolamento in cui si trova, si confronta con dei pari, porta la propria esperienza e apprende (informazioni e strategie di intervento) da altri familiari.
Essere tra pari facilita la comunicazione, facilita la mutua comprensione e l’espressione della propria emotività.
Nel gruppo si esprimono le emozioni: regolarità, riservatezza e rispetto reciproco sono gli elementi facilitanti.
L’OMS (Organizzazione mondiale sanità) definisce l’auto-mutuo-aiuto (AMA) come l’insieme di tutte le misure adottate da figure non professioniste per promuovere, mantenere o recuperare la salute, intesa come completo benessere fisico, psicologico e sociale di una determinata comunità.
L’AMA è, pertanto, considerato come uno degli strumenti di maggiore interesse per ridare ai cittadini responsabilità e protagonismo, per umanizzare l’assistenza socio-sanitaria, per migliorare il benessere della comunità.
L’elemento originale dei gruppi AMA è rappresentato
dagli input di energia che provengono dal basso in quanto questi gruppi fanno leva sulle motivazioni, le esperienze ed i conflitti delle persone direttamente coinvolte nella patologia o comunque nelle varie problematiche che generano innumerevoli forme di disagio psichico o personologico, piuttosto che sull’esclusiva presa in carico da parte delle istituzioni.